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le novelle che venivano dal di fuori, abbattendo gli animi, mantenevano e accrescevano sempre più quella disposizione.
V’era però anche de’ capi scarichi, degli nomini d’una tempra più salda e d’un coraggio più verde, che cercavano di passar quei giorni in allegria. Avevano abbandonate le case per non esser forti abbastanza da difenderle; ma non trovavano gusto a piangere e a sospirare su cosa che non aveva rimedio, nè a figurarsi e a contemplar colla fantasia il guasto che già vedrebbero anche troppo cogli occhi loro. Famiglie conoscenti erano andate di conserva, o s’erano riscontrate lassù; s’erano formate nuove amicizie; e la folla si era divisa in brigate, secondo le consuetudini, e gli umori. Chi aveva danari e discrezione, andava a pranzare giù nella valle, dove, per quella circostanza, s’erano messe su in fretta bettole e osterie: in alcune, i bocconi erano alternati cogli omei, e non era lecito parlar d’altro che di sciagure; in altre, non si rammentavano le sciagure, se non per dire che non bisognava pensarci. A chi non poteva o non voleva farsi le spese, si distribuiva nel castello pane, minestra e vino: oltre alcune tavole che erano servite quotidianamente, per quelli che il signore vi aveva espressamente