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zo, e se ne andarono in fretta, senza attendersi l’un l’altro, verso la parte dond’erano venuti. Egli tenne lor dietro, per un pezzo di strada; poi, fatto far alto, stette qualche tempo aspettando, se vedesse qualche novità; e finalmente se ne tornò. E passando nel paesello salvato, non è da dire con che grida di applauso e di benedizione fosse accompagnato il drappello liberatore e il condottiero.

Nel castello, tra quella moltitudine avveniticcia, varia di condizioni, di costumi, di sesso, e d’età, non nacque mai alcun disordine d’importanza. L’innominato aveva poste guardie in varii luoghi; le quali tutte attendevano ad impedire ogni inconveniente, con quella premura che ognuno metteva nelle cose di cui si avesse a rendergli conto.

Aveva poi pregato gli ecclesiastici e gli uomi più autorevoli, che si trovavano fra i ricoverati, d’andare attorno e di vigilare. E quanto più spesso poteva, girava anch’egli, a farsi veder da per tutto; ma, anche in sua assenza, il ricordarsi di cui s’era in casa, serviva di freno a chi potesse averne bisogno. Senza che, era tutta gente scappata, e quindi inclinata in generale alla quiete: i pensieri della casa e della roba, per alcuni anche di congiunti o d’amici rimasti nel pericolo,