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Ma don Abbondio non trovava che vi fosse tanto da rallegrarsi; anzi quel concorso, e più ancora il maggiore che sentiva esservi dall’altra parte, cominciava a fargli ombra. “Oh che storia!” borbottava egli alle donne, in un momento che non v’era nessuno dattorno: “oh che storia! Non capite, che radunarsi tanta gente in un luogo è lo stesso che volervi tirare i soldati per forza? Tutti nascondono, tutti portan via; nelle case non resta nulla; crederanno che lassù vi sieno tesori. Vi vengono sicuro. Oh povero me! dove mi sono imbarcato!”
“Che hanno da venire lassù?” diceva Perpetua: “anch’essi hanno da andare per la loro strada. E poi, io ho sempre inteso dire che, nei pericoli, è meglio essere in molti.”
“In molti? in molti?” replicava don Abbondio: “povera donna! Non sapete che ogni lanzichenecco ne mangia cento di costoro. E poi, se volessero far delle pazzie, sarebbe un bel gusto, eh? di trovarsi in una battaglia. Oh povero me! Manco male era andar sui monti. Che abbiano tutti da volere andare in un luogo!..... Seccatori!” mormoracchiava poi, a voce più bassa: tutti qui: e via, e via, e via; l’uno dietro l’altro, come pecore senza ragione.”