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ro, egli, tutto lieto che quelle sua mura fossero cercate come asilo dai deboli, che per tanto tempo le avevano guardate da lontano come un enorme spauracchio, accolse quegli sbandati, con espressioni piuttosto di riconoscenza che di cortesia; fè sparger voce, che la sua casa sarebbe aperta a chiunque vi si volesse rifuggire, e pensò tosto a mettere non solo questa, ma anche la valle in istato di difesa, se mai lanzichenecchi o cappelletti volessero provarsi di venirvi a far delle loro. Ragunò i servitori che gli erano rimasti, pochi e valenti, come i versi di Torti; fè loro una parlata sulla buona occasione che Dio dava loro e a lui, d’impiegarsi una volta in aiuto dei prossimi, che avevano tanto oppressi e spaventati; e con quell’antico accento di comando che esprimeva la certezza dell’obedienza, annunziò loro in generale ciò ch’egli intendeva che facessero, e sopra tutto prescrisse come avessero a contenersi, perchè la gente che veniva quivi a rifugio, non vedesse in essi, se non amici e difensori. Fè poi portar giù da una stanza a tetto le armi da fuoco, da taglio, in asta, che da un pezzo vi stavano ammucchiate; e le distribuì loro; fè dire ai suoi contadini e fittaiuoli della valle, che chiunque avesse buona voglia, venisse con armi al castello; a chi