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abbastanza contenta d’essere liberata dalla più indomabile e molesta, per non andare a cercar altro: tanto più, che quella conversione produceva riparazioni, che la potestà non era avvezza ad ottenere, nè manco a richiedere. Tormentare un santo, non pareva un buon mezzo di torsi la vergogna del non aver saputo reprimere un facinoroso; e l’esempio che si fosse dato in lui, non avrebbe potuto aver altro affetto, che di stornare i suoi simili dal divenire innocui. Probabilmente anche la parte che il cardinal Federigo aveva avuta nella conversione, e il suo nome associato a quello del convertito, servivano a queste come d’uno scudo benedetto. E in quello stato di cose e di idee, in quelle singolari relazioni dell’autorità spirituale e del poter civile, che battagliavano così di frequente tra loro, senza mirar mai a distruggersi, anzi mischiando sempre alle ostilità atti di riconoscimento e proteste di deferenza, e che, pur di frequente, andavano di conserva ad un fine comune, senza far mai pace, potè parere, in certo modo, che la riconciliazione della prima portasse con sè l’oblivione, se non l’assoluzione, del secondo; quando quella s’era sola adoperata a produrre un effetto voluto da entrambe.

Così quell’uomo sul quale, se fosse caduto,