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nirsi con sua madre; il più delle volte, le lagrime venivano opportunamente a sostituirsi alle parole.
“Sai tu perchè ti par così?” diceva Agnese: “perchè hai tanto patito, e non ti par vero che la possa voltarsi in bene. Ma lascia fare al Signore; e se.... Lascia che venga un raggio; solamente un raggio; e allora mi saprai dire se non pensi più a niente.” Lucia baciava la madre, e piangeva.
Del resto tra loro e i loro ospiti era nata subito una grande amicizia: e dove nascerebbe ella, se non fra beneficati e benefattori, quando gli uni e gli altri son buona gente? Agnese massimamente faceva di gran chiacchiere colla padrona. Il sarto poi dava loro un po’ di svagamento con delle storie e con dei discorsi morali: e, al desinare sopra tutto, aveva sempre qualche bella cosa da raccontare, di Buovo d’Antona o dei Padri del deserto.
A poche miglia di quel paesello, villeggiava una coppia d’alto affare; don Ferrante e donna Prassede: il casato, al solito, nella penna dell’anonimo. Era donna Prassede una vecchia gentildonna molto inclinata a far del bene: mestiere certamente il più degno che l’uomo possa esercitare; ma che pur troppo