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che bisogna non perder tempo, e mettersi a la via tra le gambe.”
“E poi....”
“E poi, e poi, quando vi saremo, ci troveremo ben contenti. Quel signore, adesso si sa che non vorrebbe altro che far servizio al prossimo; e avrà ben piacere di ricoverarci. Là, in sul confine, e così per aria, soldati non ne verrà certamente. E poi e poi, vi troveremo anche da mangiare; che, su pei monti, finita questa poca a grazia di Dio,” e così dicendo, l’allogava nella gerla, sopra la biancheria, “ci saremmo trovati a mal partito.”
“Convertito, è convertito da vero; neh?”
“Che, c’è da dubitarne ancora, dopo tutto a quello che si sa, dopo quello che anch’ella a ha veduto?”
“E se andassimo a metterci in gabbia?”
“Che gabbia? Con codeste sue vesciche, mi a scusi, non se ne verrebbe mai a una conclusione. Brava Agnese, v’è proprio venuto un buon pensiero.” E posta la gerla sur un tavolino, passò le braccia nelle cigne, e se la recò in ispalla.
“Non si potrebbe,” disse don Abbondio a “trovar qualche uomo che venisse con noi, per far la scorta al suo curato? Se incon-