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andremo in istrada; e là sentiremo e vedremo che cosa convenga di fare.”

In questo entrò Agnese, pure con una gerletta in sulle spalle, e in aria di chi viene a fare una proposta importante.

Agnese, risoluta anch’ella di non aspettare ospiti di quella sorta, sola in casa, com’era, e con un po’ ancora di quell’oro dell’innominato, era stata qualche tempo in forse del luogo dove ritirarsi. Il residuo appunto di quegli scudi, che nei mesi della fame le avevano fatto tanto pro, era la cagione principale della sua angustia e della irresoluzione, per aver essa inteso come, nei paesi già invasi, quelli che avevan danari s’eran trovati a più terribile condizione d’ogni altro, esposti insieme alla violenza degli stranieri, e ad insidie di paesani. Era vero che, del bene cadutole per così dire in grembo, ella non aveva fatta confidenza a nessuno, salvo a don Abbondio; dal quale andava, volta per volta, a farsi cambiare uno scudo in moneta, lasciandogli sempre qualche cosa da dare a qualche più povero di lei. Ma i danari nascosti, massime chi non è avvezzo a maneggiarne molti, tengono il possessore in un sospetto continuo del sospetto altrui. Ora, mentre andava anch’ella appiattando qua e là alla meglio ciò che non po-