Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/116

112

badando più alla sua prosa che ai versi dell’Achillini, se ne tornarono col grosso dell’esercito, lasciando soltanto sei mila uomini in Susa, ad occupazione del passo e a mantenimento del trattato.

Mentre quell’esercito si allontanava da una parte, quello di Ferdinando, guidato dal conte di Collalto, si accostava dall’altra; aveva invaso il paese de’ Grigioni e la Valtellina; si disponeva a scendere nel milanese. Oltre tutti i terrori che cagionava l’annunzio d’un tal passaggio, correva la trista voce, anzi si avevano espressi avvisi, che in quell’esercito covasse la peste, della quale allora nelle truppe alemanne era sempre qualche sprazzo, come dice il Varchi, parlando di quella che, un secolo innanzi, s’era per esse appiccata in Firenze. Alessandro Tadino, uno de’ conservatori della sanità, (erano sei, oltre il presidente: quattro magistrati e due medici) fu incaricato dal tribunale, come egli stesso racconta in quel suo ragguaglio già citato1, di rimostrare al governatore lo spaventoso pericolo che sovrastava al paese, se quella gente

  1. Ragguaglio dell’origine et giornali successi della gran peste contagiosa, venefica et malefica, seguita nella città di Milano etc. Milano 1648, pag. 16.