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morti nel lazzaretto oltrepassò in breve il centinaio.
Mentre quivi tutto il resto era languore, angoscia, spavento, rammarichìo, fremito; nella Provisione era vergogna, stordimento, incertitudine. Si consultò, si udì il parere della Sanità; altro non si trovò che di disfare ciò che s’era fatto, con tanto apparato, con tanto dispendio, con tanta angheria. Si aperse il lazzeretto, si diè licenza a tutti i poveri validi che vi rimanevano; e che ne scapparono con una gioia furente. La città tornò a risonare dell’antico clamore, ma più fievole e interrotto; rivide quella turba più rada e più miserevole, dice il Ripamonti, pel pensiero del come ella fosse di tanto scemata. Gl’infermi furono trasportati a santa Maria della Stella, allora spedale di mendicanti; dove la più parte perirono.
Intanto però cominciavano quei benedetti campi a imbiondire. I pezzenti del contado uscirono e se ne andarono, ognuno dalla sua parte, a quella tanto sospirata segatura. Il buon Federigo gli accomiatò con un ultimo sforzo, e con un nuovo trovato di carità: ad ogni contadino che si presentasse all’arcivescovado, fè dare un giulio, e una falce da mietere.
Colla messe finalmente cessò la carestia: la mortalità, epidemica o contagiosa, decrescen-