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zione, si sorpassarono gli ordini consueti; e, fatte in fretta in fretta le purghe, e gli esperimenti prescritti, tutte le mercanzie furono rilasciate in un tratto. Si fece stender della paglia in tutte le stanzette, si fecero scorte di viveri, quali e quanti si potè; e s’invitarono, con publico editto, tutti i pezzenti ad entrar quivi a ricovero.

Molti vi concorsero volonterosamente; tutti quelli che giacevano infermi per le vie e per le piazze, vi vennero trasportati; in pochi giorni ve n’ebbe, tra gli uni e gli altri, più di tre mila. Ma più, e d’assai, erano coloro che restavano addietro. O che ognun di loro aspettasse di veder gli altri andarsene, e di rimanere in picciola brigata ad usufruttare l’accatto della città, o fosse quella natural ripugnanza alla clausura, o quella diffidenza dei poveri per tutto ciò che vien loro proposto da chi possiede le ricchezze e il potere (diffidenza sempre proporzionata all’ignoranza comune di chi la sente e di chi la inspira, al numero dei poveri e alla stortura degli ordini), o il sapere di fatto quale fosse in realtà il beneficio offerto, o fosse tutto questo insieme, o che che altro, fatto sta che la più parte, non tenendo conto dell’invito, continuavano a strascinarsi tapinando per la città.