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volta, sostenuto da picciole e magre colonne. Le stanzette erano dugent’ottantotto, una più, una meno: ai nostri giorni, una grande apertura fatta nel mezzo, e una picciola, in un canto del lato che costeggia la strada maestra, ne hanno portate via non so quante. Al tempo della nostra storia, non v’erano che due aditi, l’uno nel mezzo del lato che risponde al muro della città, l’altro di rimpetto, nell’opposto. Nel centro dello spazio interiore, che è tutto sgombro, sorgeva, e sorge tuttavia, un tempietto ottangolare. La prima destinazione di tutto l’edificio, cominciato nell’anno 1489, coi danari d’un lascito privato, continuato poi con quelli del publico e d’altri testatori e donatori, fu, come l’accenna il nome stesso, di ricoverarvi all’occorrenza gli ammalati della peste; la quale, già molto prima di quell’epoca, era solita, e lo fu per molto tempo di poi, a comparire quelle due, quattro, sei, otto volte per secolo, ora in questo, ora in quel paese d’Europa, prendendone talvolta una gran parte, o anche scorrendola tutta, per così dire, da un capo all’altro. Nel momento di cui parliamo, il lazzeretto non serviva che a deposito delle mercanzie soggette a contumacia.

Ora, per apprestarlo alla nuova destina-