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“nella strada d’intorno alle mura, il cadavere giacente d’una donna.... Le usciva di bocca dell’erba mezzo rosicchiata, e le labbra contaminate facevano ancora quasi un atto di sforzo rabbioso.... Aveva un fardelletto in ispalla, e appeso colle fasce al petto un bambino, che col vagito chiedeva la poppa.... Ed erano sopravvenute persone compassionevoli, le quali, raccolto il meschinello di terra, ne lo portavano, adempiendo così intanto il primo uficio materno.”
Quel contrapposto di gale e di cenci, di superfluità e di miseria, spettacolo ordinario dei tempi ordinarii, era in questi affatto cessato. I cenci e la miseria avevano pressochè tutto invaso; e ciò che se ne distingueva, non era più che un’apparenza di mediocrità frugale. Si vedevano i nobili camminare in abito positivo e modesto, o anche logoro e disadatto; alcuni, perché le cagioni comuni della miseria avevano mutata a quel segno anche la loro fortuna, o dato il tracollo a fortune già sconcertate; gli altri, o che temessero di provocare col fasto la publica disperazione, o si vergognassero d’insultare alla publica calamità. Quei prepotenti esosi e riveriti, soliti andare in volta con un codazzo oltraggioso di