Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/103


99

Il vôto che la mortalità faceva ogni giorno ìn quella deplorabile turba, veniva ogni giorno riempiuto, e al di là: era un concorso incessante, prima dalle ville circonvicine, poi da tutto il contado, poi dalle città dello stato, alla fine anche da altre. E intanto, da questa pure partivano ogni giorno antichi abitatori; alcuni per sottrarsi alla vista di tante piaghe; altri, tolto loro, per dir così, il campo dai nuovi concorrenti d’accatto, uscivano ad un’ultima disperata prova di chieder sovvenimento altrove, dove che fosse, dove almeno non fosse così densa e così pressante la folla e l’emulazione del chiedere. Si scontravano nell’opposto viaggio questi e quei pellegrini, spettacolo di ribrezzo gli uni agli altri, e saggio doloroso, augurio sinistro del termine a cui gli uni e gli altri erano avviati. Ma proseguivano il cammino intrapreso, se non più per la speranza di mutar sorte, almeno per non tornare sotto un cielo divenuto odioso, per non rivedere i luoghi dove avevano disperato. Se non che taluno, consunte dall’inedia le ultime forze vitali, cadeva in sulla via, e quivi spirato rimaneva, mostra ancor più funesta ai suoi fratelli di condizione, oggetto d’orrore, forse di rimprovero agli altri passeggieri. “Vidi io,” scrive il Ripamonti,