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bunale di previsione, riuscivano, rispetto al bisogno, scarsi e inadeguati. Mentre ad alcuni montanari e valligiani vicini a morir di fame, veniva, coi soccorsi del cardinale, prolungata la vita, altri giungevano all’estremo termine dell’inopia; i primi, consunto il misurato soccorso, vi ritornavano; in altre parti, non dimenticate, ma posposte, come meno angustiate, da una carità costretta a scegliere, le angustie divenivano mortali; per ogni dove si periva, da ogni dove si accorreva alla città. Qui, due migliaia, poniamo, di affamati più validi ed esperti a superare la concorrenza e a farsi largo, avevano acquistata una minestra, tante da non morire in quel giorno; ma più altre migliaia rimanevano indietro, invidiando quei, diremo noi, più fortunati, quando, tra i rimasti addietro, v’erano sovente le mogli, i figli, i padri loro? E frattanto che, in tre punti della città, alcuni di quei più derelitti e tratti a fine venivano levati di terra, rianimati, ricoverati, e preveduti per qualche tempo, in cento altre parti, altri cadevano, languivano o anche spiravano, senza provedimento, senza refrigerio.

Tutto il giorno, s’udiva per le vie un ronzio confuso d’implorazioni lamentose; la notte, un susurro di gemiti, rotto a quando a

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