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Ma quegli continuava più forte: “ho capito: tu sei ancor tu della lega. Aspetta, aspetta, che t’aggiusto io.» E dirizzando la bocca verso la porta della scaletta, cominciava ad urlare ancor più sgangheratamente: «amici! l’oste è della.....”
“Ho detto per ridere,” gridò questi sulla faccia di Renzo, ributtandolo, e pignendolo verso il letto: “per ridere; non hai capito che ho detto per ridere?”
“Ah! per ridere: ora tu parli bene. Quando hai detto per ridere..... Le son proprio cose da ridere.” E cadde sul letto.
“A noi; spogliatevi; presto,” disse l’oste, e al consiglio aggiunse l’aiuto; che ve n’era bisogno. Quando Renzo fu venuto a capo di trarsi il farsetto, quegli, presolo, pose tosto le mani sulle tasche, per vedere se v’era il morto. Ve lo trovò: e pensando che al domani il suo ospite avrebbe avuto tutt’altro negozio che di pagar lui, e che quel morto sarebbe probabilmente caduto in mani donde un oste non potrebbe farlo uscire; pensando a ciò, volle arrischiare un altro tentativo.
“Voi siete un buon figliuolo, un galantuomo; n’è vero?” diss’egli.
“Buon figliuolo, galantuomo,” rispose Renzo, facendo tuttavia litigar le dita coi