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CAPITOLO XV.
L’oste vedendo che il giuoco andava troppo innanzi e troppo in lungo, s’era accostato a Renzo; e pregando pure con buona grazia quegli altri che lo lasciassero stare, lo andava scotendo per un braccio, e cercava di fargli intendere e di persuaderlo che andasse a dormire. Ma egli tornava pur sempre sulle medesime del nome e cognome, e delle gride, e dei buoni figliuoli. Però quelle parole: letto e dormire, ripetute al suo orecchio, fecero un tratto impressione nella sua mente; gli fecero avvertire un po’ più distintamente il bisogno di ciò ch’elle significavano, e produssero un momento di lucido intervallo. Quel po’ di senno che gli tornò, gli fece in certo modo capire che il più se n’era ito: a un di presso come l’ultimo moccolo rimasto acceso d’una luminaria fa vedere gli altri spenti. Fece una risoluzione; pontò le mani aperte sul desco;
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