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Ma di che aiuto gli potesse essere il fiasco in una tale circostanza, chi ha fior di senno lo dica.

Noi riferiremo soltanto alcune delle moltissime parole ch’egli mandò fuori in quella sciagurata sera: le altre più che omettiamo, disdirebbero troppo; perchè, non solo non hanno senso, ma non fanno mostra di averlo: condizione necessaria in un libro stampato.

“Ah oste, oste!” ricominciò egli, seguendolo coll’occhio attorno al desco, o sotto la cappa del cammino; talvolta affisandolo dove non era; e parlando sempre in mezzo al trambusto della brigata: “oste che tu se’! Non posso mandarla giù.... quel tiro del nome, cognome, e negozio. A un figliuolo par mio....! Non ti sei portato bene. Che soddisfazione mo, che proveccio, che gusto.... di mettere in carta un povero figliuolo? Parlo bene, voi signori? Gli osti dovrebbero tenere dai buoni figliuoli..... Senti, senti, oste; che ti voglio fare un paragone.... per la ragione.... Ridono eh? Sono un po’ sostentato.... ma le ragioni le dico giuste. Dimmi un po’; chi è che ti fa andar la bottega? I poveri figliuoli: dico bene? Guarda un po’ se quei signori delle gride vengono mai da te a bagnarsi la bocca.”