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e perchè non la fanno una legge a codesto modo?”

“Che volete che vi dica io? Intanto vi do la buona notte, e me ne vo; perchè penso che la moglie e i figliuoli mi staranno aspettando da un pezzo.”

“Un’altra gocciolina, un’altra gocciolina,” gridava Renzo, riempiendo in fretta il bicchiere di colui; e tosto levatosi, e arrappatogli una falda del farsetto, tirava a forza per farlo seder di nuovo. “Un’altra gocciolina; non mi fate questo torto.”

Ma l’amico, con una strappata, si sviluppò, e lasciando Renzo fare un’affoltata d’istanze e di rimproveri, disse di nuovo “buona notte,” e se ne andò. Renzo gliela dava ancora ad intendere, che quegli era già nella via; e poi ripiombò sulla panca. Affisò quel bicchiere che aveva colmo; e visto passar dinanzi al desco il garzone, lo ritenne con un cenno della mano, come se avesse qualche affare da comunicargli; gli additò il bicchiere, e con una pronunzia lenta e solenne, spiccando le parole in un certo modo particolare, disse: “ecco: lo aveva preparato per quel galantuomo: vedete; pieno raso, proprio da amico; ma non ha voluto. Alle volte, la gente ha delle idee curiose. Io non ci posso far