Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/73


71

imbrogliare un povero figliuolo, che non sappia di lettera, ma che abbia un pò di.... so ben io....” e per farsi intendere, andava picchiando, e come arietando la fronte colla punta dell’indice, “e s’accorgono che egli comincia a capire l’imbroglio, taffe, buttan dentro nel discorso qualche parola in latino, per fargli perdere il filo, per fargli perdere la scrima, per ingarbugliargli la testa. Basta; se ne ha a dismettere delle usanze! Oggi a buon conto s’è fatto tutto in volgare, e senza carta, penna e calamaio; e domani, se la gente saprà governarsi, se ne farà anche di meglio: senza torcere un capello a nessuno però; tutto per via di giustizia.”

Intanto alcuni di quei compagnoni si eran rimessi a giucare, altri a mangiare, molti a gridare; alcuni se ne andavano; altra gente sopravveniva; l’oste attendeva agli uni e agli altri: tutte cose che non hanno che fare colla nostra storia. Lo sconosciuto guidatore non vedeva anch’egli l’ora d’andarsene; non aveva, a quel che paresse, nessun negozio in quel luogo; eppure non voleva partire prima di aver chiacchierato un altro poco con Renzo in particolare. Si volse a lui, riappiccò il discorso del pane, e dopo alcune di quelle frasi che,