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“Oh, quanto a questo!” disse l’oste; andò al banco, che stava in un angolo della cucina; e tornò, portando in una mano un calamaio e un pezzetto di carta bianca, e nell’altra una penna.

“Che vuol dir questo?” sclamò Renzo, ingoiando un boccone dello stufato che il garzone gli aveva messo dinanzi, e sorridendo poi con maraviglia. “È il lenzuolo di bucato codesto?”

L’oste, senza rispondere, pose la carta sul desco, il calamaio accanto alla carta, poi si curvò, appoggiò sul desco medesimo il braccio sinistro e la punta del gomito destro, e colla penna tesa per aria, e la faccia alzata verso Renzo, gli disse: “fatemi il piacere di dirmi il vostro nome, cognome e patria.”

“Che cosa?” disse Renzo: “che hanno a far codeste storie col letto?”

“Io fo il mio dovere,” disse l’oste, guardando in faccia alla guida: “noi siamo obbligati di dar notizia e relazione di tutte le persone che vengono ad alloggiare da noi: nome e cognome, e di che nazione sarà, a che negocio viene, se ha seco armi.... quanto tempo ha di fermarsi in questa città.... sono parole della grida.”

Prima di rispondere, Renzo votò un altro

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