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il colloquio impegnato, andarono a riunirsi in un canto, dove rimasero con gran rispetto. Il cardinale, salutatili cortesemente, continuò a parlare colle donne, mischiando ai conforti qualche domanda, se mai nelle risposte potesse trovare alcuna congiuntura di far del bene a chi aveva tanto patito.

“Bisognerebbe che tutti i preti fossero come vossignoria, che tenessero un po’ dalla parte dei poveri, e non aiutassero a metterli in imbroglio, per cavarsene loro,” disse Agnese, animata dal contegno così famigliare e amorevole di Federigo, e stizzita del pensiero che il signor don Abbondio, dopo d’avere sempre sagrificati gli altri, pretendesse poi anche d’impedir loro un picciolo sfogo, un lamento con chi era al di sopra di lui, quando, per un caso raro, n’era venuta l’occasione.

“Dite pur tutto quel che pensate,” disse il cardinale: “parlate liberamente.”

“Voglio dire che, se il nostro signor curato avesse fatto il suo dovere, la cosa non sarebbe andata così.”

Ma facendole il cardinale nuove istanze perchè si spiegasse meglio, ella comincio a trovarsi impacciata a dover raccontare una storia nella quale anch’ella aveva una parte che