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far largo, pensate con che strepito, gridando e rigridando: “lasciate passare chi ha da passare;” ed entrò.

Agnese e Lucia udirono un ronzìo crescente nella via; mentre pensavano che cosa potess’essere, videro l’uscio spalancarsi, e comparire il porporato col parroco.

“È quella?” chiese il primo al secondo; e ad un cenno affermativo, andò verso Lucia, che era rimasta lì colla madre, entrambe immobili e mute dalla sorpresa e dalla vergogna. Ma il tuono di quella voce, l’aspetto, il contegno, e sopra tutto le parole di Federigo le ebbero tosto rianimate. “Povera giovane,” cominciò egli: “Dio ha permesso che foste posta a una gran prova; ma vi ha ben fatto vedere che non aveva levato l’occhio da voi, che non vi aveva dimenticata. Vi ha rimessa in salvo; e si è servito di voi per una grande opera, per fare una gran misericordia ad uno, e per sollevar molti nello stesso tempo.”

Qui comparve nella stanza la padrona, la quale al romore s’era pur fatta alla finestra di sopra, e avendo potuto vedere chi le entrava in casa, era venuta giù a precipizio, dopo essersi rassettata alquanto: e quasi ad un tratto entrò il sarto da un altro uscio. Vedendo