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trovavano parole per corrispondere a tali uficii d’un tal personaggio.

“E vostra madre non è ancora arrivata?” disse il curato a Lucia.

“Mia madre!” sclamò questa. Udendo poscia da lui come egli l’aveva mandata a prendere, d’ordine e per pensata dell’arcivescovo, si tirò il grembiale su gli occhi, e diede in un gran pianto, che continuò a scorrere qualche pezza dopo che il curato fu partito. Quando poi gli affetti tumultuosi, che le si erano suscitati a quell’annunzio, cominciarono a dar luogo a pensieri più posati, la poveretta si ricordò che quel contento allora imminente di riveder la madre, un contento così insperato poche ore prima, ella lo aveva pure espressamente implorato in quell’ore medesime, e posto quasi come una condizione al voto. Fatemi tornar salva con mia madre, aveva ella detto; e queste parole le ricomparvero ora distinte nella memoria. Si confermò più che mai nel proposito di mantenere la promessa, e si fece di nuovo e più amaramente coscienza del rincrescimento, del repetìo, che ne aveva sentito un istante.

Agnese infatti, quando si parlò di lei, non era discosta che un breve tratto di via. È facile pensare come la povera donna fosse