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“piglia qua tu.” Le die’ nell’altra mano un fiaschetto di vino, e soggiunse: “va qui da Maria vedova, lasciale questa roba, e dille che è per fare un po’ di allegria coi suoi fantolini. Ma con buona creanza, ve’; che non paia che tu le faccia la carità. E non dir niente, se incontri qualcheduno; e guarda di non rompere.”

Lucia fe’ gli occhi rossi, e sentì in cuore una tenerezza ricreatrice; come già dai discorsi di prima aveva ricevuto tal sollievo che un sermone espressamente consolatorio non sarebbe stato abile a procurarle. L’animo attratto da quelle descrizioni, da quelle fantasie di pompa, da quelle commozioni di pietà e di maraviglia, preso dall’entusiasmo medesimo del narratore, si staccava dai pensieri dolorosi di sè; e pur ritornandovi, si trovava più forte contro di essi. Il pensiero stesso del gran sagrificio, non già che avesse perduta la sua amaritudine, ma insieme con essa teneva non so che d’una gioia austera e solenne.

Poco stante entrò il curato del paese, e disse d’esser mandato dal cardinale a prender novelle di Lucia, ad avvertirla che monsignore la voleva vedere in quel giorno; poi rendette in nome di lui molte grazie ai coniugi. Tutti e tre, compresi e commossi, non