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dendole ambe le mani come per carezzarla e per sollevarla ad un tempo, le disse: “oh poveretta! venite, venite con noi.”
“Chi siete?” domandò Lucia; ma, senza udir la risposta, si volse ancora a don Abbondio che stava in piede, due passi discosto, con una cera anch’egli tutta compassionevole; lo affisò di nuovo, e sclamò: “lei! È lei? Il signor curato? Dove siamo? Oh povera me! son fuori del sentimento!”
“No, no,” rispose don Abbondio, “son io da vero: fatevi animo. Vedete? siam qui per condurvi via. Son proprio il vostro curato, venuto qui apposta a cavallo...”
Lucia, come riacquistate in un tratto tutte le sue forze, si rizzò precipitosamente in piede; poi fissò ancora lo sguardo su quei due volti, e disse: “è dunque la Madonna che vi ha mandati.”
“Io credo ben di sì,” disse la buona donna.
“Ma possiamo andar via, possiamo andar via da vero?” riprese Lucia, abbassando la voce, e con un piglio timido e sospettoso. “E tutta quella gente....?” continuò colle labbra contratte e tremanti di spavento e di orrore: e quel signore....! quell’uomo....! Mi aveva ben promesso....”