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forestiera? E di chi poteva essere quella livrea? Guardavano, guardavano, ma nessuno si moveva, perchè questo era l’ordine ch’egli dava loro coll’occhio e colla cera.

Si fa la salita, e si è in cima. I bravi che sono in su la spianata e in su la porta si ritirano di qua e di là, per lasciare il passo: l’innominato fa loro segno che non si muovano più, sprona e passa davanti alla lettiga, accenna al lettighiero e a don Abbondio che lo seguano; entra in un primo cortile, da quello in un secondo; va verso una porticina, fa stare indietro con un gesto un bravo che accorreva per tenergli la staffa, e gli dice: “tu là, e nessuno più presso.” Smonta, e colle redini in mano va alla lettiga, s’accosta alla donna, che aveva tirata la cortina, e le dice sotto voce: “consolatela subito: fatele subito capire che è libera, in mano d’amici. Dio ve ne rimeriterà”. Poi ordina al lettighiero che apra, e faccia scender la donna. Poi s’avvicina a don Abbondio, e con un sembiante così sereno come questi non gliel’aveva ancor visto nè credeva ch’egli lo potesse avere, con dipintavi su la gioia dell’opera buona che finalmente stava per compiere, gli porse la mano a scendere, egli disse pur sottovoce: “signor curato, io non le chieggo scusa del