Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/321


317

vederlo così preoccupato gliene andava via la voglia. Dovette dunque parlare seco stesso: ed ecco una parte di ciò che il pover uomo si disse in quel tragitto: che, a scrivere il tutto, ci sarebbe da farne un libro.

— È un gran dire che tanto i santi come i birboni debbano aver l’argento vivo addosso, e non si contentino di dimenarsi, di affannarsi loro, ma vogliano tirare in ballo, se potessero, tutto il genere umano; e che i più faccendoni debbano proprio venire a trovar me, che non cerco nessuno, tirarmi pei capelli nei loro affari, me che non domando altro che d’esser lasciato vivere! Quel ribaldo matto di don Rodrigo! Che cosa gli mancherebbe per esser l’uomo il più beato del mondo, se avesse appena un tantino di giudizio? Egli ricco, egli giovane, egli rispettato, egli corteggiato; ha male di troppo bene, e bisogna che vada accattando guai per sè e pel prossimo. Potrebbe fare il mestier di Michelaccio; signor no: vuol fare il mestiere di molestar le femmine, il più pazzo, il più ladro, il più arrabbiato mestiere di questo mondo: potrebbe andare in paradiso in carrozza, e vuole andare a casa del diavolo a piè zoppo. E costui?.... — E qui lo guardava, come avesse sospetto che quel costui udisse i suoi