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nello stesso tempo uscì di mezzo alla folla un “io?” strascicato, con una intonazione di maraviglia.
“Non è ella il signor curato di***?” riprese il cappellano.
“Per l’appunto; ma....”
“Sua signoria illustrissima e reverendissima domanda lei.”
“Me?” disse ancora quella voce, significando chiaramente in quel monosillabo: come ci posso entrare io? Ma questa volta insieme colla voce venne fuori l’uomo, don Abbondio in persona, con un passo forzato, e con una cera fra l’attonito e il disgustato. Il cappellano gli fece un cenno della mano, che voleva dire: a noi, andiamo, tanto si pena? E precedendo i due curati, andò all’uscio, l’aperse, e gl’introdusse.
Il cardinale lasciò andar la mano dell’innominato, col quale intanto aveva concertato il da farsi; si staccò alquanto e chiamò a sè con un cenno il curato della chiesa. Gli disse succintamente di che si trattava; e se saprebbe trovar subito una buona donna che volesse andare in una lettiga al castello a prender Lucia: una donna di cuore e valente, da sapersi ben governare in una spedizione così nuova, e usar le maniere più a proposito,
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