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se altro non vi era, scalcinavano e sgretolavano la muraglia, e s’ingegnavano di smattonare a poco a poco, per fare una breccia. Quelli che non potevano dar mano, facevano animo colle grida; ma nello stesso tempo, colla pressa delle persone impacciavano vie più il lavoro già impacciato dalla gara disordinata dei lavoranti: giacchè, per grazia del cielo, accade talvolta anche nel male quella cosa troppo frequente nel bene, che i fautori più ardenti divengano un impedimento.

I magistrati che ebbero i primi l’avviso del romore, spedirono tosto a chiedere soccorso di truppa al comandante del castello che allora si diceva di porta Giovia; ed egli spiccò un drappello. Ma, tra l’avviso, e l’ordine, e il ragunarsi, e il mettersi in via, e la via, il drappello arrivò che la casa era già cinta di vasto assedio; e fece alto assai lontano da quella, alla estremità della calca. L’ufiziale che lo comandava, non sapeva a che partito appigliarsi. Lì non era altro che una, lasciatemi dire, accozzaglia di gente varia d’età e di sesso, senz’armi e oziosa. Alle intimazioni che venivano lor fatte di sbandarsi e di dar luogo, rispondevano con un cupo e lungo mormorio; nessuno si moveva. Far fuoco sopra quella ciurma, pareva all’ufiziale cosa non solo