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mento. Se ne ha lasciati! Intorno a cento sono le opere che rimangono di lui, tra grandi e picciole, tra latine e italiane, tra stampate e manoscritte, che si serbano nella biblioteca fondata da lui: trattati di morale, orazioni, dissertazioni di storia, di antichità sacra e profana, di letteratura, d’arti e d’altro.
— E come mai, dirà codesto lettore, tante opere sono elle dimenticate, o almeno così poco conosciute, così poco ricerche? Come mai, con tanto ingegno, con tanto studio, con tanta pratica degli uomini e delle cose, con tanto meditare, con tanta passione pel buono e pel bello, con tanto candor d’animo, con tante altre di quelle qualità che fanno il grande scrittore, questo non ha, in cento opere, lasciata pur una di quelle che sono riputate insigni anche da chi non le approva in tutto, e conosciute di titolo anche da chi non le legge? Come mai tutte insieme non sono bastate a procurare, almeno col numero, al suo nome una fama letteraria presso noi posteri? —
La domanda è ragionevole senza dubbio, e la questione interessante assai; perchè le ragioni di questo fenomeno si trovano, o almeno bisognerebbe cercarle in molti fatti generali: e trovate, condurrebbero alla spiegazione di più altri fenomeni simili. Ma sareb-