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genere, e sto per dire tutte le spese, sono la migliore e la più utile elemosina. Ma nell’opinione di Federigo, l’elemosina propriamente detta era un dovere principalissimo; e qui, come nel resto, i suoi fatti furono consentanei all’opinione. La sua vita fu un continuo profondere ai poverelli; all’occasione di questa stessa carestia, della quale ha già parlato la nostra storia, noi avremo in seguito a riferire alcuni tratti per cui si vedrà che sapienza e che gentilezza egli abbia saputo mettere anche in questa liberalità. Dei molti esempii singolari, che d’una tale sua virtù hanno notati i suoi biografi, ne citeremo qui un solo. Avendo egli risaputo che un nobile usava artificii e angherie per mandar monaca una sua figlia, la quale desiderava piuttosto di maritarsi, ebbe il padre a sè; e cavatogli di bocca che il vero motivo di quella vessazione era il non avere quattro mila scudi che, secondo lui, sarebbero stati necessarii a maritar la figlia convenevolmente, Federigo la dotò di quattro mila scudi. Forse a taluno parrà questa una larghezza eccessiva, non ben ponderata, troppo condiscendente agli stolti capricci d’un superbo; e che quattro mila scudi potevano esser meglio impiegati così e colà. Al che non abbiamo nulla da rispondere, se non