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trina cristiana ai più rozzi e derelitti del popolo, e di visitare, servire, consolare e soccorrere gl’infermi. Si valse dell’autorità che tutto gli conciliava in quel luogo per attirare i suoi compagni a secondarlo in tali opere; e in ogni cosa onesta e profittevole esercitò come un primato di esempio, un primato che, dell’ingegno e dell’animo ch’egli era avrebbe forse egualmente ottenuto se fosse stato l’infimo per fortuna. I vantaggi d’un altro genere, che le circostanze della fortuna gli avrebbero potuto procurare, non solo non li ricercò, ma pose cura a rifiutarli. Volle una mensa piuttosto povera che frugale, usò un vestito piuttosto povero che positivo; a conformità di questo tutto il tenore della vita e il contegno. Nè credette mai di doverlo mutare, perchè alcuni congiunti facessero un gran gridare, un gran dolersi, che egli avvilisse così la dignità della casa. Un’altra guerra ebbe a sostenere dagli istitutori, i quali, furtivamente e come per sorpresa, cercavano di porgli innanzi, addosso, intorno, qualche suppellettile più signorile, qualche cosa che lo facesse distinguere dagli altri, e apparire come il principe del luogo: o credessero eglino di farsegli graditi alla lunga con ciò; o fossero mossi da quella svisceratezza servile che s’invanisce