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le apportavano un nuovo terrore; e fu vinta da un tale affanno che desiderò di morire. Ma in quel punto le sovvenne ch’ella poteva pur pregare, e insieme con quel pensiero spuntò come una subita speranza di conforto. Cavò di nuovo la sua corona, e la ricominciò a dire; e a misura che la preghiera usciva dal suo labbro tremante, il cuore sentiva crescere una fiducia indeterminata. Tutt’ad un tratto le passò per la mente un altro pensiero: che la sua orazione sarebbe stata più accetta e più certamente esaudita, quando ella, nella sua desolazione, facesse pur qualche offerta. Si ricordò di quello che aveva più caro, o che di più caro aveva avuto; giacchè in quel momento l’animo suo non poteva sentire altra affezione che di spavento, nè concepire altro desiderio che della liberazione; se ne ricordò e risolvette tosto di farne un sagrificio. Si levò in ginocchio, e tenendo giunte al petto le mani donde pendeva la corona, alzò la faccia e le pupille al cielo, e disse: “o Vergine santissima! Voi, a cui mi sono raccomandata tante volte, e che tante volte m’avete consolata! voi che avete patito tanti dolori, e siete ora tanto gloriosa, e avete fatti tanti miracoli pei poveri tribolati; aiutatemi! fatemi uscire da questo