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quelli a cui egli vuol far del bene! Buon per voi, buon per voi. Non abbiate paura, state allegra; che m’ha comandato di farvi coraggio. Gli direte, neh? che v’ho fatto coraggio.”
“Chi è? Perchè? Che vuol da me? Io non son sua. Ditemi dove sono; lasciatemi andare; dite a costoro che mi lascino andare, che mi portino in qualche chiesa. Oh! voi che siete una donna, in nome di Maria Vergine...!”
Quel nome santo e soave, già ripetuto con venerazione nei primi anni, e poi non più invocato per tanto tempo, nè forse udito proferire, faceva nella mente della sciagurata che allora l’udiva, una specie confusa, strana, lenta; come il ricordo della luce e delle forme, in un vecchione accecato dall’infanzia.
Intanto l’innominato, ritto su la porta del castello, mirava in giù, e vedeva la lettiga, a passo a passo come prima la carrozza, salire, salire; e dinanzi, ad una distanza che cresceva ad ogni momento, venir sollecitamente il Nibbio. Quando questi ebbe toccata la cima “vien qua,” gli disse il signore; e precorrendolo, entrò, e andò in una stanza del castello.
“Ebbene?” disse, fermandosi quivi.