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l’occhio immoto; e quegli orridi visacci che le stavano dinanzi le parvero confondersi e ondeggiare insieme in un mescuglio mostruoso: le fuggì il colore dal volto; un sudor freddo glielo coperse; si abbandonò, e svenne.

“Su, su, coraggio,” diceva il Nibbio. “coraggio, coraggio,” ripetevano gli altri due birboni; ma lo smarrimento d’ogni senso preservava in quel momento Lucia dall’udire i conforti di quelle orribili voci.

“Diavolo! par morta,” disse un di coloro: “se fosse morta davvero?”

“Uf!” disse l’altro: “è uno di quegli svenimenti che vengono alle donne. Io so che, quando ho voluto mandare all’altro mondo qualcheduno, uomo o donna, c'è voluto altro.”

“Via!” disse il Nibbio: “attendete al vostro dovere, e non andate a cercar altro. Cavate i tromboni di sotto al sedile, e teneteli in ordine; chè in questo bosco dove entriamo c’è sempre dei birboni annidati. Non mica così in mano, diavolo! riponeteli dietro la schiena, lì coricati: non vedete che costei è un pulcin bagnato che basisce per nulla? Se vede armi, è capace di morir davvero. E quando sarà rinvenuta, badate bene di non farle paura, non la toc-