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il fumo cresce e s’addensa, la fiamma si ridesta, con essa le grida sorgon più forti. “Viva l’abbondanza! Muoiano gli affamatori! Muoia la carestia! Crepi la Provvisione! Crepi la giunta! Viva il pane!”

A dir vero, la distruzione dei frulloni e delle madie, il disertamento dei forni, e lo scompiglio de’ fornai, non sono i mezzi più spediti per far vivere il pane; ma questa è una di quelle sottigliezze metafisiche, che non vengon nelle menti d’una moltitudine. Però, senza essere un gran metafisico, un uomo vi arriva talvolta alla prima, finchè è nuovo nella quistione; e non è che a forza di parlarne e di sentirne parlare che diventerà inabile anche ad intenderle. A Renzo infatti quel pensiero era venuto a principio, e gli tornava a ogni tratto. Lo tenne per altro in sè; perchè, di tante facce, non v’è n’era una che paresse dire: fratello, se fallo, correggimi, che l’avrò caro.

Già era di novo caduta la fiamma; non si vedeva più venir nessuno con altra materia, e la brigata cominciava ad annoiarsi; quando vi corse dentro una voce, che al Cordusio (una piazzetta o un crocicchio non molto distante da quivi) s’era posto l’assedio ad un forno. Sovente, in simili circostanze, l’annunzio d’una cosa la fa essere. Insieme con quella voce, si