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permetteva di ritirarsi, s’era ricordato delle promesse di quell’uomo che non prometteva mai troppo nè invano; e si fece ad esporre il suo scelerato imbroglio. L’innominato che ne sapeva già qualche cosa, ma in confuso, udì attentamente il racconto, e come vago di simili storie, e per essere in questa implicato un nome a lui noto e odiosissimo, quello di fra Cristoforo nemico aperto dei tiranni, e in parole e, dove poteva, in opere. Il narratore si diede poi ad esagerare in prova le difficoltà dell’impresa; la distanza del luogo, un monastero, la signora!.... A questo, l’innominato, come se un demonio nascosto nel suo cuore glielo avesse comandato, interruppe subitamente, dicendo che l’impresa la pigliava egli sopra di sè. Notò il nome della nostra povera Lucia, e rimandò don Rodrigo dicendo: “fra poco avrete da me l’avviso di quel che dobbiate fare.”

Se il lettore si ricorda di quello sciagurato Egidio, che abitava contiguo al monastero dove la povera Lucia stava ricoverata, sappia ora ch’egli era uno dei più stretti ed intimi colleghi di nequizia, che avesse l’innominato: perciò questi aveva lasciata correre così prontamente e risolutamente la sua parola. Pure, non appena rimase solo, si trovò, non dirò