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una servitù di tutta la vita: i quali, cominciando dalla minestra a dir di sì colla bocca, cogli occhi, cogli orecchi, con tutta la testa, con tutto il corpo, con tutta l’anima, alle frutta vi avevano ridotto un uomo a non ricordarsi più del come si facesse a dir di no.

A tavola, il conte padrone fece cader ben presto il discorso sul tema di Madrid. A Roma si va per più strade; a Madrid egli andava per tutte. Parlò della corte, del conte duca, dei ministri, della famiglia del governatore, delle cacce del toro ch’egli poteva descriver benissimo perchè le aveva godute da un posto distinto, dell’Escuriale di cui poteva render conto appuntino perchè un creato del conte duca lo aveva condotto per ogni buco. Per qualche tempo tutta la compagnia stette, come un uditorio, attenta a lui solo, poi si divise in colloquii particolari; ed egli allora continuò a raccontare altre di quelle belle cose, come in confidenza, al padre provinciale che gli era seduto vicino e che lo lasciò dire, dire e dire. Ma a un certo punto, diede una svolta al discorso, lo staccò da Madrid, e di corte in corte, di dignità in dignità, lo tirò in sul cardinale Barberini che era cappuccino e fratello del papa allora sedente Urbano VIII. Il conte zio dovette