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dire, di mezza la corte, come gli piacesse Madrid, e di avergli un’altra volta detto a quattr’occhi, nel vano di una finestra, che il duomo di Milano era il tempio più grande che fosse nei dominii del re.

Dopo fatti i proprii convenevoli col conte zio, e presentatigli i complimenti del cugino, Attilio, con un tal contegno serio, che sapeva pigliare a proposito, disse: “credo di fare il mio dovere, senza mancare alla confidenza di Rodrigo, avvertendo il signor zio d’un affare che, se ella non ci mette la mano, può diventar serio, e portar conseguenze...”

“Qualcuna delle sue, m’immagino.”

“Per la verità, debbo dire che il torto non è dalla parte di Rodrigo: ma è riscaldato; e, come dico, altri che il signor zio non può....

“Vediamo, vediamo.”

“V’è da quelle parti un frate cappuccino, che ha preso in urto mio cugino; e la cosa è a termine che.....

“Quante volte non v’ho detto, all’uno e all’altro, che i frati bisogna lasciargli cuocere nel loro brodo? Basta bene il da fare che danno a chi dee.... a cui tocca....” E qui soffiò. “Ma voi che potete scansarli.....”

“Signor zio, in questo è mio dovere di