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degli anziani del consiglio, vi godeva un certo credito: ma nel farlo valere, e nel farlo rendere al di fuori, non aveva suoi pari. Un parlare ambiguo, un tacere significativo, un restare a mezzo, un far d’occhi che esprimeva: non posso parlare, un lusingare senza promettere, un minacciare in cerimonia; tutto era diretto a quel fine; e tutto, più o meno, tornava in pro. Tanto che fino ad un: io non posso niente in questo affare, detto talvolta per la pura verità, ma detto in modo che non gli era creduto, serviva ad accrescere il concetto, e quindi la realtà del suo potere: come quelle scatole che si vedono ancora in qualche bottega di speziale, con su certe parole arabe, e dentro non v’è nulla; ma servono a mantener credito alla bottega. Quello del conte zio, che da gran tempo era sempre venuto crescendo a lentissimi gradi, ultimamente aveva fatto in una volta un passo, come si dice, di gigante per una occasione straordinaria, un viaggio a Madrid, con una missione alla corte, dove, che accoglimento gli fosse fatto, bisognava sentirlo raccontar da lui. Per non dir altro, il conte duca lo aveva trattato con una degnazione particolare e ammesso alla sua confidenza, a segno di avergli una volta domandato in presenza, si può