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innanzi giorno, e di buon mattino giunsero a Pescarenico. Agnese smontò sulla piazzetta del convento, lasciò andare il suo conduttore con molti Dio ve ne renda merito; e giacchè era lì, volle, prima d’andare a casa, vedere il suo buon frate benefattore. Tirò il campanello; chi venne ad aprire fu fra Galdino, quel delle noci.

“Oh la mia donna, che buon vento?”

“Vengo a cercare il Padre Cristoforo.”

“Il padre Cristoforo? Non c’è mica.”

“Oh! starà molto a tornare?”

“Ma.....!” disse il frate, alzando le spalle, e avvallando nel cappuccio la testa rasa.

“Dov’è andato?”

“A Rimini.”

“A?”

“A Rimini.”

“Dov’è questo sito?”

“Eh eh eh!” rispose il frate, trinciando verticalmente l’aria con la mano distesa per significare una grande distanza.

“Ohimè me! Ma perchè è andato via così all’improvviso?”

“Perchè così ha voluto il padre provinciale.”

“E perchè mo l’hanno mandato via lui che faceva tanto bene qui? Oh povera me!”