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Rodrigo fra un sì e un no, entrambi peggio che fastidiosi. Venne intanto una lettera del cugino, la quale dava avviso che la trama era bene avviata. Poco dopo il baleno, scoppiò il tuono; vale a dire che un bel mattino s’intese che il padre Cristoforo era partito dal convento di Pescarenico. Questo successo così pieno e pronto, la lettera di Attilio che faceva un gran coraggio e minacciava di gran beffe, fecero inclinare sempre più don Rodrigo al partito rischioso: ciò che gli diede l’ultima spinta fu la notizia inaspettata che Agnese era tornata a casa sua: un impedimento di meno attorno a Lucia. Rendiamo conto di questi due avvenimenti cominciando dall’ultimo.

Le due povere donne s’erano appena posate e allogate nel loro ricovero, che si sparse per Monza, e per conseguenza anche nel monastero, la nuova di quel gran subuglio di Milano; e dietro alla nuova grande una serie infinita di particolari, che andavano crescendo e variandosi ad ogni momento. La fattora, posta appunto tra la via e il monastero, aveva le notizie da dentro e da fuori, le raccoglieva a piene orecchie, e ne faceva parte alle ospiti. “Due, sei, otto, quattro, sette ne hanno messi prigione; gl’impiccheranno, parte, dinanzi al forno delle grucce, parte a capo