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agli amici e ai passatempi, per cacciare con pensieri tutto allegri quel pensiero divenuto ormai tutto tormentoso. Ma, ma, ma, gli amici: piano un poco con questi amici. Invece d’una distrazione, egli poteva aspettarsi di trovare nella loro compagnia un ripicchiamento e un rinfacciamento incessante del suo dolore; perchè Attilio certamente avrebbe già pigliato la tromba, e messili tutti in aspettazione. Da ogni parte gli verrebbe chiesto novelle della montanara: bisognava render ragione. S’era voluto, s’era tentato; che s’era ottenuto? S’era preso un impegno: un impegno un po’ ignobile a dir vero: ma, via, uno non può alle volte regolare i suoi capricci; il punto è di soddisfarli: e come si usciva da quest’impegno? Come? Smaccato da un villano e da un frate! Uh! E quando una buona sorte inaspettata aveva tolto di mezzo l’uno, e un abile amico l’altro, senza fatica del minchione, il minchione non aveva saputo valersi della congiuntura, e si ritraeva vilmente dall’impresa. Vi era di che non levar mai più il viso fra galantuomini, o avere ad ogni istante le mani su l’elsa. E poi, come tornare, o come rimanere in quella villa, in quel paese, dove, lasciando stare i ricordi incessanti e pungenti della passione, si porterebbe lo sfregio d’un