Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/163

160

une sovrapposte all’altre, con di mezzo un più picciolo spazio che non si richiegga ad una divisione di piani; riconosce un filatoio, entra, chiede ad alta voce, fra il romore dell’acqua cadente e delle ruote, se abiti quivi Bortolo Castagneri.

“Il signor Bortolo! Eccolo là.”

— II signor! buon segno, — pensa Renzo; vede il cugino, corre a lui. Quegli si volge, riconosce il giovane, che gli dice: “son qui, io.” Un oh di sorpresa, un levar di braccia, un gittarsele al collo scambievolmente. Dopo quelle prime accoglienze, Bortolo tira il nostro giovane lungi dallo strepito degli ordigni, e dagli occhi dei curiosi, in un’altra stanza, e gli dice: “ti vedo volentieri; ma sei un benedetto figliuolo. Ti aveva invitato tante volte; mai non volesti venire; ora arrivi in un momento un po’ impacciato.”

“Come vuoi ch’io la dica, non sono venuto via mia volontà,” disse Renzo; e con la più gran brevità, non però senza molta commozione, gli raccontò la dolorosa storia.

“Gli è un altro paio di maniche,” disse Bortolo. “Oh povero Renzo! Ma tu hai fatto capitale di me, e io non ti abbandonerò. Veramente, ora non c’è ricerca d’operai; anzi appena appena ognuno tiene i suoi,