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“La c’è la Providenza!” disse Renzo; e cacciata in fretta la mano in tasca, la spazzò di quei pochi soldi, li pose nella mano che vide più vicina, e riprese la via.
La refezione e l’opera buona (giacchè siam composti d’anima e di corpo) avevano rimbalditi e rallegrati tutti i suoi pensieri. Certo, dall’essersi così spogliato degli ultimi danari gli era venuto più di confidenza per l’avvenire, che non gliene avrebbe dato il trovarne dieci tanti. Perchè, se a sostenere in quel giorno quei tapini che venivano meno in sulla via, la Providenza aveva tenuti in serbo proprio gli ultimi quattrini d’un estraneo, fuggiasco, lontano da casa sua, incerto anch’egli del come vivrebbe; come pensare ch’ella volesse lasciar poi in secco colui del quale s’era servita a ciò, e a cui aveva dato un sentimento così vivo di sè stessa, così efficace, così abbandonevole? Questo era sottosopra il pensiero del giovane; però men chiaro ancora di quello ch’io l’abbia saputo ritrarre in parole. Nel restante del cammino, ritornando colla mente sopra le circostanze e i contingenti che gli eran paruti più sicuri e più impacciati, tutto gli si agevolava. Il caro e la miseria avevan poi da finire: tutti gli anni si miete: intanto aveva il cugino Bortolo e la propria abilità: per