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porta! Oibò, oibò! Veggo, veggo; giudizio! badate bene! è un criminale grosso. Or ora vengo io. Eh! eh! via quei ferri; giù quelle mani. Oibò! Voi altri milanesi, che siete nominati in tutto il mondo per la bontà! Ascoltate! ascoltate! siete stati buoni fi...... Ah canaglia!”

Questa rapida mutazione di stile fu cagionata da una pietra, che uscita dalle mani di uno di quei buoni figliuoli, venne a dar nella fronte del capitano, sulla protuberanza sinistra della profondità metafisica. “Canaglia! canaglia!” continuava egli a gridare, chiudendo in furia la finestra, e ritraendosi. Ma quantunque avesse gridato quanto mai ne aveva nella gola, le sue parole, buone e cattive, s’eran tutte dileguate e disfatte a mezz’aria, rispinte da quel borboglìo di grida che venivano dal basso. Quello poi ch’egli diceva di vedere, era un gran lavoratore di pietre, di ferri (i primi che coloro avevano potuto procacciarsi per via), che si faceva alla porta e alle finestre, per ispezzare le imposte e strappare le ferrate: e già l’opera era molto innanzi.

Frattanto, padroni e garzoni della bottega, che erano alle finestre dei piani di sopra, con una munizione di pietre, (avranno probabil-