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mano certe lor capannucce coperte di paglia, costrutte di tronchi e di ramatelle impastate e ristoppate di loto, dove usano l’estate depositare il ricolto, e ripararsi la notte a guardarlo: nell’altre stagioni rimangono abbandonati.

Lo disegnò tosto per suo albergo, si rimise sul sentiero, ripassò il bosco, le macchie, la landa; giunto nel lavorato, rivide il cascinotto, e v’andò. Una impostaccia tarlata e sconnessa era rabbattuta, senza chiave nè catenaccio, sull’usciolo; Renzo la trasse a sè, entrò; vide sospeso per aria e sostenuto da ritorte di rami un graticcio, a foggia di hamac; ma non si curò di salirvi. Vide un pò di paglia sul terreno; e pensò che anche quivi un sonno sarebbe ben saporito.

Prima però di sdraiarsi sul giaciglio che la Providenza gli aveva apparecchiato, vi s’inginocchiò a ringraziarla di quel beneficio, e di tutta l’assistenza che ne aveva avuta in quella terribile giornata. Disse poi le sue orazioni consuete, e terminatele, domandò perdono a Domeneddio dell’averle intralasciate la sera antecedente; anzi, com’egli disse, d’essere andato a dormire come un cane, e peggio. — E per questo, — soggiunse poi tra sè, appoggiando le mani sullo stramazzo, e di ginocchioni mettendosi a giacere: — per questo,