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o per acquetarle, recitava, camminando, e ripeteva preghiere pei morti.
A poco a poco pervenne fra macchie più alte, di spini, di prugnoli, di querciuoli, di marruche. Procedendo tuttavia, e affrettando, con più impazienza che alacrità, cominciò a veder fra le macchie qualche albero sparso; e pur procedendo, sempre a guida dello stesso sentiero, s’accorse d’entrare in un bosco. Provava un certo ribrezzo a progredire; ma lo vinse, e di mala voglia inoltrò. Più inoltrava, più la mala voglia cresceva, più ogni cosa gli recava fastidio. Le piante che affisava di lontano, gli rendevano aspetti strani, deformi, mirabili; gli spiaceva l’ombra delle cime leggermente agitate, che tremolava sul sentiero illuminato dalla luna; lo stesso scrosciar delle secche foglie, mosse e calpeste dalle sue pedate, aveva pel suo orecchio non so che di odioso. Le gambe provavano come una smania, un impulso di corsa, e nello stesso tempo sembrava che penassero a regger la persona. Sentiva la brezza notturna batter più rigida e maligna per la fronte e per le gote, se la sentiva scorrer tra i panni e le carni, e aggrinzarle, e penetrar più acuta nell’ossa affralite e spegnervi quell’ultimo rimasuglio di vigore. A un certo punto, quel rincrescimento,