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il giorno antecedente; costeggia la scalea del duomo, rivede il forno delle grucce mezzo smurato, guardato da soldati, e passa innanzi: oltre, oltre, per la strada da cui era venuto già colla folla, arriva dinanzi al convento dei cappuccini; da un’occhiata a quella piazzetta e alla porta della chiesa, e dice tra sè sospirando: — m’aveva però dato un buon parere quel frate di ieri: che stessi in chiesa ad aspettare e a fare un po’ di bene. —

Qui, essendosi ritardato un momento a guardar fiso alla porta per cui aveva da passare, e veggendovi, così da lontano, molta gente a guardia, e avendo la fantasia un po’ riscaldata, (si vuol compatirlo; egli aveva ben di che) sentì una certa ripugnanza ad affrontare quel varco. Si trovava così da mano un luogo d’asilo, e in cui con quella lettera sarebbe ben raccomandato; fu tentato fortemente d’entrarvi. Ma tosto ripreso animo, pensò: — uccel di bosco, fin che si può. Chi mi conosce? Di ragione i birri non si saran fatti in pezzi, per andarmi ad aspettare a tutte le porte. — Si guardò dietro le spalle, per vedere se mai non venissero per di là: non vide nè quelli, nè altri che paresse pigliarsi cura di lui. Si ravvia, rallenta quelle gambe benedette che volevano pur sempre correre, mentre conveniva soltanto